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MILANO - Le Borse europee chiudono deboli dopo una giornata condotta sui binari dell'incertezza. A dettare l'agenda degli investitori ci sono sempre due macro-temi: le aspettative di inflazione molto alte e le ricadute che possono avere sull'azione delle Banche centrali. E, strettamente collegato, il problema del caro-energia, con le grandi potenze che si muovono per contenerlo.

Alla fine della seduta si impongono i timori per la recrudescenza dell'epidemia di coronavirus e il timore per i conseguenti possibili lockdown, che portano gli indici in rosso: Milano, la peggiore tra i listini principali, cede lo 0,59%. Londra arretra dello 0,49%, Parigi dello 0,21% e Francoforte dello 0,18%.

A calamitare l'attenzione erano però stati i movimenti del comparto valutario e delle commodity. Come notava in mattinata il Financial Times, l'euro si è portato ai minimi da 16 mesi contro il dollaro sulla prospettiva che la Fed e la BoE possano stringere sui tassi - vista la corsa dei prezzi - molto prima di quanto non lo faccia la Bce, che ancora negli ultimi giorni ha rassicurato sul fatto che il costo del denaro non verrà toccato nel 2022. La Bloomberg ritiene che alla luce degli ultimi movimenti sono praticamente rientrate le scommesse degli investitori sul fatto che l'Eurotower possa alzare i tassi l'anno prossimo, rimandando la mossa al 2023. A fine giornata, però, la valuta unica ha recuperato terreno e ha chiuso in rialzo in zona 1,1350 dollari e 129,70 yen. Anche il biglietto verde guadagna terreno nei confronti della divisa giapponese attorno a quota 129,70.